Andrea, nel mondo della subacquea interpreti diversi ruoli: Esploratore, Imprenditore, Istruttore, Divulgatore. Qual è il fil rouge che unisce questi diversi aspetti della tua attività?
Il mio ingresso in questo mondo è avvenuto da bambino: i miei genitori erano subacquei e dall'età di cinque anni ho avuto la possibilità di fare le prime esperienze, proseguite poi negli anni successivi con i vari brevetti. Ho sviluppato poi un mio percorso personale, seguendo le altre mie passioni, come l'arte e l'architettura, che mi ha portato prima ad insegnare all'Università e per la Business School de Il Sole 24ore, poi ad aprire le mie gallerie d'arte contemporanea. Ottenuta soddisfazione con le gallerie ho scelto di voltare pagina per dedicarmi totalmente all'attività subacquea, trasformando la mia passione in un lavoro.
Ovviamente il primo passo è stato lavorare come istruttore, per cercare di capire quali dinamiche muovono i subacquei: quali attrezzature consumano, quali servizi richiedono. Nel contempo, ho seguito l'esigenza di scoprire luoghi nuovi e, soprattutto, riscoprire luoghi già noti. È stato proprio il nesso con questo modo di pensare che ho mutuato dalla critica d'arte, in cui si danno sempre nuove letture anche delle opere già studiate e note, che mi ha portato, soprattutto nei primi anni a scrivere di luoghi già conosciuti, talvolta anche già ampiamente esplorati da altri subacquei. Il mio scopo non era parlare della tecnica di immersione, né dell'aspetto meramente storico nel caso dei relitti, né dar voce all'ego personale che spesso è quello che spinge le persone a fare determinate immersioni. La mia volontà era quella di trasmettere emozioni e sensazioni che fossero legate al luogo raccontato, in modo da renderle fruibili a tutti, allontanandomi dai modelli precedenti, spesso così incentrati sugli aspetti tecnici, didattici, di complessità dell’immersione, da risultare più incentrati sulle capacità tecniche e fisiche del subacqueo che sul luogo oggetto dell'immersione.
Io invece penso che a essere interessante e affascinante, per i lettori, sia l'aspetto sensoriale, e anche questo per me viene dall'arte: l'idea di coinvolgere i sensi, non solo la vista. A parte l'olfatto, sott'acqua, uso tutti i sensi: persino il gusto, ad esempio usando le miscele, alcune volte riesco a descriverlo. Parlare di queste sensazioni, delle emozioni che suscitano, mi permette di rendere accessibile il mio racconto anche a chi non appartiene al mondo della subacquea, che non ha le conoscenze per apprezzare la complessità del gesto tecnico o sportivo, ma attraverso un lessico esperienziale e emotivo può godere comunque dei reportage di immersione, sentendosi coinvolto in quell'esperienza che gli sarebbe altrimenti preclusa.
Questa indole artistica si coniuga in te con la vocazione manageriale, generando PHY Diving. Come è nata l'idea di realizzare attrezzature subacquee?
A me è sempre piaciuto inventare le cose, anche se ciò che faccio oggi non è mai un “inventare” o un semplice ideare, ma una trasformazione e sviluppo di ciò che esiste, attraverso la creatività e la mia visione personale del singolo prodotto.
La PHY Diving nasce con lo scopo di sviluppare progetti, prevalentemente per la subacquea tecnica per perfezionare attrezzature, credendo che design e progettazione possano migliorare sensibilmente il comfort del subacqueo durante l'immersione. Costruzione, materiali, ergonomia, dettagli sono continuamente riesaminati e modificati sulla base del feedback fornitoci dalla comunità subacquea, che ormai utilizza i nostri prodotti negli ambienti e nelle tipologie di immersione più disparate. Lo sviluppo del prodotto è quello classico del Made in Italy: scelta accurata dei materiali, approccio artigianale al “su misura”, verifiche continue e produzione in Italia. In più abbiamo un approccio tecnologico allo studio dei dispositivi. Non ci limitiamo a un trasferimento in ambito della subacquea di materiali nati per altri ambiti, tipo l'alpinismo o il nuoto, ma dedichiamo anche anni a sviluppare prodotti concepiti ex novo, di solito sulla base delle istanze di chi ha bisogno di corredi super performanti da usare nell'ambito di spedizioni di esplorazione subacquea. Quando il mio team realizza finalmente il capo base lo testo in prima persona. Dopo queste prime verifiche, sono i nostri Ambassadors a provare i prototipi e suggerire eventuali migliorie.
È un processo veramente stimolante! Ed è una grandissima soddisfazione quando, dopo tanto lavoro, vediamo che il prodotto è funzionale e performante.
Andrea, il tuo prodotto è al 100% Made in Italy. Credi che questo possa essere un punto di forza nel mercato subacqueo attuale?
La subacquea è nata in Italia, questo è innegabile. I grandi marchi storici di subacquea sono nati in Italia, e il livello qualitativo qui è ancora molto alto. All'estero persistono grandi aziende che, puntano alla qualità, tuttavia alcune aziende non offrono più i livelli di un tempo. I nostri punti di forza oggi possono essere proprio l’assistenza sul territorio e l’alta qualità manifatturiera.