Intervista a Camilla Irine Mura di StopFinningEU

06 dicembre 2021 - Ambiente - Commento -

Claudio Sisto / 

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In foto la militante ambientalista con alle spalle il murales di Moby Dick famoso street artist


Raccontami un po’ di te. Da quanto tempo sei una militante ambientalista?

L’interesse per le tematiche ambientali e per i diritti degli animali è nato in me a partire dagli insegnamenti dei miei genitori che già durante l’infanzia mi hanno fatto conoscere le campagne del WWF, ad esempio quelle per la conservazione del lupo e della lince. 

Con il passare degli anni però, ed in particolare grazie ai social, ho potuto conoscere sempre più realtà che si occupano della protezione dell’ambiente e degli animali, non solo quelli domestici o quelli in pericolo di estinzione ma anche di quelli che vivono negli allevamenti, e addirittura dei pesci. 

Circa 3 anni fa ho iniziato a sostenere queste associazioni tramite l’attivismo online, che permette di portare avanti campagne di pressione comodamente da casa tramite l’invio di mail, di commenti sui social e la firma di petizioni. 

Solo nell’ultimo anno e mezzo, invece ho iniziato a partecipare a manifestazioni dal vivo e alla sensibilizzazione diretta del pubblico in particolare, ma non solo, per l’Iniziativa dei Cittadini Europei per la protezione degli squali Stop Finning EU.

Cosa ti muove ad affrontare battaglie cosi importanti?

Una volta che ci si rende conto della situazione in cui versa il nostro Pianeta (cambiamento climatico, inquinamento da plastica, deforestazione, estinzione accelerata delle specie) e delle violenze a cui sono sottoposti sistematicamente gli animali da reddito il senso di impotenza può diventare molto forte. Il mio modo per contrastarlo è attivarmi per dare un contributo, anche piccolo, per migliorare la situazione. 

Ognuno può trovare il modo più adatto per farlo ed impegnarsi nell’ambito che più gli interessa ma credo che sia fondamentale che sempre più persone si impegnino per fare la propria parte per costruire un mondo migliore non solo per l’ambiente e per gli animali, ma anche per le persone.

Questa orribile cosa dello spinnamento degli squali esiste da molto tempo e finalmente anche in Italia se ne parla, come possiamo fattivamente aiutare questa campagna?

Il problema del finning viene percepito come molto lontano dall’Italia e quindi difficilmente se ne parla. 

Bisogna però riconoscere che in un mondo in cui il mercato è ormai globale non deve stupire come anche l’Unione Europea approfitti di un commercio estremamente profittevole come quello delle pinne di squalo. 

Basti pensare che la Spagna è il secondo paese al mondo per cattura di squali. 

Fortunatamente grazie alle investigazioni di diverse associazioni come Sea Shepherd, ai documentari come Seaspiracy e anche grazie all’Iniziativa StopFinningEU la conoscenza del pubblico circa quello che succede nei mari sta aumentando. 

Purtroppo però le persone raggiunte da queste informazioni non sono mai abbastanza e si sta facendo molta fatica nel far crescere i voti per vietare il commercio delle pinne di squalo in Europa, nonostante tutte le persone che vengono a conoscenza del finning si dicano assolutamente contrarie.Oltre, ovviamente, a votare l’iniziativa su www.stop-finning-eu.org/it ci sono diversi modi per aiutarci, tutti molto semplici. 

Il primo è parlarne direttamente agli amici e ai conoscenti sia dal vivo sia condividendo le informazioni contenute sulle pagine Facebook e Instagram dedicate alla campagna @StopFinning_Italy e @StopFinningEU. 

È possibile poi entrare a far parte del gruppo di volontari di StopFInningEU in Italia che si dedica alla diffusione dell’iniziativa principalmente con le modalità dell’attivismo online che descrivevo prima. 

Come volontari abbiamo organizzato anche attività di sensibilizzazione dal vivo, banchetti di raccolta voti, volantinaggi o dirette su Instagram e Facebook. Invito chi fosse interessato ad unirsi ai volontari a scriverci un messaggio sulle nostre pagine per essere ricontattato. 

Infine, è possibile anche donare tramite il sito per aiutare StopFinningEU a portare avanti le sue attività che, pur basandosi sul volontariato, hanno dei costi da coprire relativi ai materiali e alle sponsorizzazioni sui social.

Chi siete, ovvero fate capo ad un’unica organizzazione o siete una compagine sparsa fatta da semplici cittadini?

Le Iniziative dei Cittadini Europei prevedono che venga creato un Comitato promotore costituito da almeno 7 persone di 7 paesi dell’Unione Europea, intorno a questo comitato si è poi formata l’associazione StopFinningEU che sta portando avanti l’iniziativa e che si dovrà sciogliere un anno dopo la sua conclusione. 

Per dare il proprio contributo all’iniziativa non è però necessario essere associati, anzi trattandosi proprio di un’iniziativa che chiama in causa i cittadini tutti possono partecipare e infatti abbiamo persone sparse per l’Europa e non solo che si stanno impegnando per far conoscere la campagna. 

Inoltre l’iniziativa viene sostenuta da una coalizione di oltre 90 associazioni e da diversi biologi, centri di ricerca, fotografi, diving center e campioni sportivi.

Pensi che per il mare si possa fare di più? ed in caso cosa?

StopFinningEU porta all’attenzione del pubblico e combatte una delle pratiche più atroci ed insensate a cui sono sottoposti gli abitanti del mare ma si tratta di una campagna molto settoriale. 

I problemi del mare sono, purtroppo, tanti, complessi e talvolta affrontanti in modo poco efficace. 

Per esempio, se consideriamo il problema della plastica ci si concentra molto sulla plastica monouso che arriva in mare ma pochissimi sanno che la maggiore fonte di macroplastiche sono le reti da pesca abbandonate. 

Oppure si vuole arginare la diminuzione delle popolazioni ittiche nei mari spingendo ad un consumo di pesce da pesca sostenibile quando questa è difficilmente controllabile. 

Penso che la situazione dei mari sia davvero critica e che le misure da adottare per proteggerlo debbano essere drastiche altrimenti potrebbe davvero verificarsi lo scenario previsto per il 2050 di un mare privo di pesci.

Spero che vada in porto la proposta di dichiarare il 30% dei mari area marina protetta entro il 2030 e che almeno in queste zone la pesca venga vietata completamente.

Come vedi il futuro per il nostro pianeta? hai delle aspettative concrete da chi ci governa?

Mi piacerebbe avere una visione ottimistica per il futuro del nostro pianeta ma temo che i cambiamenti che abbiamo innescato sfruttando la natura fino allo stremo siano difficilmente arginabili con le timide contromisure che stiamo prendendo. 

La sensibilità delle persone sta cambiando, specialmente nelle nuove generazioni, ma molto, troppo lentamente e chi ci governa non sente ancora una spinta forte da parte dell’elettorato nel prendere decisioni importanti, potenzialmente impopolari.

Abbiamo visto con il Covid come sia possibile realizzare grandi cambiamenti in tempi brevi quando la situazione lo richiede. 

La mia speranza è che i cittadini inizino a mandare dei segnali sempre più forti alla politica circa le questioni che per loro sono importanti in modo da spingere i loro rappresentanti a fare davvero gli interessi degli elettori. 

Le iniziative dei cittadini europei possono essere proprio uno strumento per agire in questo senso.


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