La specie aliena di cui si sta parlando sempre più: il Granchio blu

08 luglio 2021 - Ambiente - Commento -

a cura di Valentina Cornacchione

"Alieni" nei nostri mari

Ha due spine ai lati del suo corpo, ha 3 tipi di zampe diverse, 8 denti antero-laterali ed è blu. Stiamo parlando del Callinectes sapidus, meglio conosciuto come Granchio blu, un crostaceo proveniente dall'oceano Atlantico del continente americano. 

Questo granchio può misurare fino a 15 cm di lunghezza e 23 cm di larghezza, il suo corpo è più largo che lungo e di forma ellittica. Le zampe si presentano allungate col primo paio tramutato in chele, più grandi nei maschi rispetto alle femmine.

Il colore del corpo è verde oliva nella parte superiore, mentre il ventre è bianco-azzurrino e le zampe presentano l'attaccatura e la parte terminale del colore blu intenso che lo contraddistingue.

Ha un caratterino piuttosto particolare: dicono sia decisamente molto combattivo e dall'indole facilmente irritabileSegue una dieta onnivora, preda bivalvi, anellidi, avannotti ma anche piante (come la Posidonia). Inoltre, dicono che le sue chele non siano così simpatiche sugli alluci dei bagnanti malcapitati. 


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Com'è arrivato qui? Semplice, le acque di zavorra delle gradi navi lo hanno accidentalmente sversato anche nel Mar Mediterraneo, dove a quanto pare sembra si stia trovando piuttosto bene, dove sta trovando un habitat favorevole diventando una minaccia alla biodiversità autoctona per predazione diretta, per competizione (con altri granchi) e per alterazione degli habitat che colonizza.

Le uova di C. sapidus si schiudono in acque ad alta salinità, acque costiere e bocche di fiumi e vengono trasportate nel mare/oceano grazie al riflusso delle maree. Durante i suoi sette stadi planctonici le larve di Granchio blu galleggiano vicino alla superficie e si nutrono dei microrganismi che incontrano.

Dopo le sue varie fasi di crescita, i granchi blu arrivano sotto costa, prediligendo le acque con bassa salinità dove trascorrono la maggior parte della loro vita. Sembra che sia proprio la diversa salinità a condizionare la metamorfosi dalla fase giovanile alla fase adulta. Questi crostacei crescendo perdono il loro esoscheletro generandone uno nuovo, molle, di dimensioni maggiori.

E' proprio in questo periodo che i pescatori più esperti li raccolgono essendo considerati vere prelibatezze sul mercato. Dopo l’indurimento del carapace, il nuovo guscio si riempie di tessuto corporeo.

Proprio per quanto riguarda la sua pesca, considerata da molti uno dei modi per "decimare" la sua popolazione che sta danneggiando i nostri mari mettendone a repentaglio l'equilibrio dell'ecosistema, c'è un dato trasversale allarmante: Nei primi 3 mesi del 2021 si è registrato un + 8% di pesce "straniero" pescato, dimostrando ancora una volta il continuo proliferare di specie esotiche nei mari: il Granchio blu è una tra le specie considerate più invasive, sempre più presente anche nelle lagune dell'Adriatico a scapito delle tipicità locali e tradizionali come le sardine o le alici, messe in crisi anche dall’innalzamento delle temperature.


Riscaldamento dei mari e migrazione di specie tropicali

Nel loro insieme, gli oceani sono più esposti ai cambiamenti climatici rispetto agli ecosistemi terrestri; sono stati infatti interessati dal 90% del riscaldamento globale avvenuto tra il 1971 e il 2010. Il mar Mediterraneo è ancora più fragile, visto che l’aumento della sua temperatura è del 20% più veloce rispetto alla media. L’area mediterranea orientale si sta già tropicalizzando.

Le specie aliene invasive provenienti dai mari più caldi ormai riescono a stabilirsi, e addirittura a prosperare, in aree che fino a pochi decenni fa sarebbero state troppo fredde. Altri esempi di specie alloctone sono i Pesci coniglio (Siganus rivulatus e S. luridus) che, nuotando in ampi banchi, devastano le foreste algali. Dove si sono stabiliti questi pesci è stato osservato un calo del 40% nel numero di specie autoctone. Un altro animale ritenuto molto dannoso per il Mediterraneo è il Pesce scorpione (Pterois miles), che per quanto sia esteticamente bello, è capace di espandere il volume dello stomaco fino a 30 volte per fare spazio alle prede (quest'ultime, nel nostro caso, sono costituite per il 95% da pesci locali).

Vogliamo parlare della crescente quantità di meduse, o ancor peggio, di banchi di meduse che si vedono sempre più spesso? Anch’esse sono dovute all’aumento delle temperature. Tutto ciò va di pari passo con lo sfruttamento di specie ittiche che competono con le meduse stesse per il cibo. Anche l’uso eccessivo di fertilizzanti fa moltiplicare determinate tipologie di alghe marine creando “zone morte” in cui solo le meduse riescono a proliferare.


Tornando al mitico Granchio blu, la sua diffusione nel Mediterraneo quindi ha fatto sì che oggi non sia raro trovarlo nei pressi della riva e sui banchi dei pescatori locali. La sua presenza nel Mare Adriatico (con la prima segnalazione a Grado nell’Alto Adriatico risalente al 1948) è ben consolidata. Dalla laguna veneta, passando per le Marche, il Granchio blu è arrivato nel Salento fino allo Ionio ed al Tirreno.

L’aumento della temperatura dell’acqua e l’assenza di significativi e numerosi predatori naturali (anguille, trote, alcuni squali, razze e i polpi più audaci) ne stanno facilitando la diffusione a macchia d'olio. Molte zone di balneazione sembrerebbe ne abbiano già lamentato la loro invasiva presenza.

Si consiglia infatti segnalare la sua presenza ai Centri di ricerca oceanografici italiani per cercare di comprenderne meglio la sua diffusione.


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