a cura di Corto Maltese
Il nodo che ha fatto la storia
Che essa si doppia, scorsoia, o semplice, è e rimane la principessa dei nodi marinareschi. Utilizzata tantissimo sulle imbarcazioni a vela non è disdegnata dai sub.
Trova numerosi utilizzi e da buon nodo marinaresco si realizza in poco tempo e si scioglie semplicemente solo intervenendo sul nodo, da sola è veramente difficile anzi impossibile, a meno che non sia stata costruita male, oppure si sia utilizzata una cima elastica che fa slittare il nodo. Per realizzarla vanno bene tutti i tipi di cime.

L'esecuzione della Gassa d'amante
La sua invenzione si perde nella notte dei tempi tanto è che nel "Seaman's Grammar" di John Smith (pubblicato nel 1627), forse per la prima volta compare un riferimento scritto a questo tipo di nodo, dove si dice che un nodo "curiosamente intricato simile alla gassa d'amante" fu scoperto tra il cordame della barca solare di Cheope durante un'escavazione tra le rovine dell'Antico Egitto.
Nella
nautica viene usato principalmente per fare un'asola provvisoria su una cima, ovvero corda. Utilizzato per rizzare (fissare) oggetti che possono cadere fuori bordo. Per legare le scotte e le drizze delle vele, per legare l'ancora, per l'ormeggio in bitta, come paranco, caricabasso, per intugliare, ovvero congiungere due cime e per fissare, o fissarsi a, qualsiasi cosa dotata di occhiello, anello, caviglia, briccola.
Può essere usato come nodo di salvataggio, perché può essere eseguito velocemente e permette di cingere una persona senza che questa venga stritolata richiamando la cima. Può anche essere eseguito con una sola mano e nella sua versione spagnola e portoghese, con due asole anziché una soltanto, viene usato per sollevare le persone in caso di situazioni pericolose.
Difatti la versione Gassa d'amante spagnola, che a differenza di quella portoghese ha le due asole che restano fisse e non scorrevoli, prende anche il nome di Nodo del Pompiere.
Insomma mi sento proprio di dire che senza Gassa d'amante non so stare...

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