
Ivana Arena
Il parto in acqua è stato riportato per la prima volta in una rivista medica del 1805 ed è diventato più popolare negli anni '80 e '90 del ‘900. Igor Tjarkovsky è riconosciuto come il pioniere sul tema (anni ‘70) e le sue ricerche riguardano un’area molto vasta che lui chiamava Aquacultura: preparazione al parto in acqua, parto in acqua, baby nuoto, comunicazione interspecie, e la domanda più ampia della relazione dell’essere umano con l’acqua come ambiente/elemento di guarigione, apprendimento e nascita. Nel 1977 Odent, medico internista, fece installare una vasca all’ospedale di Pithiviers, in Francia, non con l’idea di promuovere il parto in acqua, ma primariamente come un’opzione in più per il dolore del parto e il riposo durante i travagli lunghi e difficili. Succedeva spesso però che le donne immerse in acqua sentissero a breve, entro un paio di ore, il bisogno di spingere fuori il bambino che di fatto nasceva così in acqua. Odent, autore di moltissimi libri sulla nascita, pensa che gli esseri umani possano discendere proprio da primati che partorivano in acqua. E’ suggestivo e niente affatto irrealistico pensarlo visto che molte popolazioni umane dell’era paleolitica ricercavano i corsi d’acqua per accamparsi e visto che probabilmente il nostro essere diventati “umani” deriva proprio dall’aver avuto un’alimentazione ricca di acidi grassi come quelli contenuti nel pesce ad esempio. L’establishment medico ha cercato, e cerca ancora, di condannare e ridicolizzare il parto in acqua, parlando di un teorico rischio di infezioni e creando la paura che il neonato possa annegare. Paure che furono largamente fugate dal lavoro del dottor Johnson, neonatologo al Radcliffe Hospital di Oxford. Johnson nel 1996 descrisse infatti come il neonato sia protetto dal respirare mentre è sott’acqua per quei pochi secondi che gli servono per emergere dal canale del parto ed essere tirato fuori dall’acqua. Questo riflesso viene chiamato “diving reflex” - riflesso di immersione - e accompagna il neonato per i primi mesi di vita con la chiusura involontaria della glottide se il viso è immerso in acqua. Inoltre il neonato, che fino a quando è nell’utero è completamente immerso nel suo liquido amniotico, soprattutto se è in buone condizioni, non respira fino a che i recettori sul suo viso non percepiscono aria. Nell’immersione in acqua durante il travaglio, la donna entra in una vasca o in una piscina di acqua calda durante la prima fase del travaglio, prima della nascita del bambino. In un parto in acqua, la donna rimane in acqua durante la fase di spinta e l'effettiva nascita del bambino. Il bambino viene quindi portato sulla superficie dell'acqua dopo la sua nascita. Un parto in acqua può essere seguito dalla nascita della placenta dentro o fuori dall'acqua. L’immersione in acqua anche solo durante il travaglio ha degli importanti effetti benefici sull’andamento del travaglio stesso e soprattutto sulla gestione del dolore da parto. Cosa dicono gli studi clinici? Secondo ben sette studi randomizzati con 2.615 partecipanti con immersione in acqua solo durante il travaglio (Shaw-Battista 2017): “il travaglio in acqua non comporta rischi aggiuntivi per la madre o il bambino e aiuta ad alleviare il dolore, portando a un minor uso di farmaci antidolorifici”, “le madri che hanno travagliato in acqua avevano meno ansia, un migliore posizionamento del feto nella pelvi, un minor uso di farmaci per accelerare il travaglio ed erano più soddisfatte della privacy e della capacità di muoversi”, inoltre i travagli erano più brevi in media di almeno trentadue minuti. I numeri dai 5 studi randomizzati sul parto in acqua, dalla metanalisi di Cluett and Burns (2009) Cochrane, la review di Nutter et al. (2014), e lo studio osservazionale sul parto in acqua più ampio pubblicato dal MANA, dimostrano che con il parto in acqua abbiamo meno cesarei, meno interventi e problemi perineali, meno dolore, travagli più brevi, più libertà di movimento, più soddisfazione, senza nessun aumento di infezioni o altri problemi. Dalla metanalisi di Vanderlaan et al. (2017) sappiamo che per chi nasce non ci sono problemi in più di nessun tipo. Il tutto confermato da una metanalisi recentissima (2022) di Ethel Burns, Claire Feeley , Priscilla J Hall, Jennifer Vanderlaan “Systematic review and meta-analysis to examine intrapartum interventions, and maternal and neonatal outcomes following immersion in water during labour and waterbirth”. Insomma l’immersione in vasca durante il travaglio e il parto dovrebbe essere un’opportunità da offrire a tutte le donne. Quando usare la vasca durante un travaglio? L’immersione in acqua calda (max 37 C°) offre un intenso relax e sollievo e può essere usata in qualunque momento, ma il risultato ottimale lo si ottiene immergendosi in vasca in una fase del travaglio definita “attiva” quando le contrazioni sono molto vicine e intense. In questo modo la profonda sensazione di rilassamento, abbassando l’adrenalina, contribuisce ad aumentare i livelli di produzione di ossitocina, portando, oltre che a una migliore gestione del dolore, a dei tempi più brevi per l’arrivo del bambino. L’ossitocina viene anche detta ormone dell’amore perchè viene prodotta in tutte le situazioni di socialità, anche dagli uomini, nella sessualità e durante il parto e l’allattamento. Dove è possibile fare il parto in acqua o usare la vasca? Al momento attuale in Italia purtroppo sono poche le strutture dove poter usare veramente la vasca in travaglio e ancora meno quelle in cui è “consentito” il parto in acqua. Questo per la contrarietà di coloro che, evidentemente non aggiornati sull’argomento, temono che possa essere una pratica pericolosa e anche per mancanza di vero interesse al cambiamento. Un luogo sicuro dove poter certamente usufruire della vasca in travaglio e, volendo, anche partorire in acqua, è la propria casa o una Casa Maternità. In Italia il pubblico non offre ancora il servizio di parto a domicilio o in casa maternità tranne che in alcune regioni ma esiste un’associazione di ostetriche a livello nazionale di cui faccio parte - Nascere in casa - che offre un ottimo servizio privato, attraverso la quale poter trovare le ostetriche nel proprio territorio e saperne di più di questa modalità di parto che rispetta veramente la fisiologia e offre una nascita protetta da interventi inutili e potenzialmente dannosi, alla madre e al bambino. Nei miei ventitré anni da ostetrica ho assistito a tante nascite in acqua con esiti ottimi ed è senz’altro un’esperienza molto bella e particolare. Il parto in acqua non è detto che sia la cosa migliore in ogni nascita, ci sono travagli molto focosi in cui l’uso dell’acqua può fare veramente la differenza, altri più lenti e tranquilli, in cui l’acqua calda può rallentare troppo i ritmi o in cui la donna sente di aver più bisogno di stare a terra durante il parto. Lo si scoprirà solo durante quel momento. In ogni caso la possibilità di usare l’acqua durante il travaglio andrebbe offerta ad ogni donna perchè anche una semplice doccia calda può avere un effetto strabiliante sulla produzione ormonale ideale per un parto sicuro ed efficace. Viva l’acqua in travaglio quindi, che sia sotto forma di bevanda, di doccia, di impacco caldo, di immersione in vasca.
