Plastica e morti del Tirreno, il punto della situazione

26 gennaio 2021 - Ambiente - Commento -

Cosa si sa, cosa si sta facendo e cosa si dovrebbe fare per fiumi e mari migliori

Claudio Sisto

Si è assistito in questi giorni, ad una notevole presenza sul litorale laziale di tartarughe caretta caretta, morte. A seguito delle mareggiate che si sono abbattute sulla costa, sono state fatte tante segnalazioni di queste povere  bestie spiaggiate, qualcuna in avanzato stato di decomposizione e qualcun'altra ancora abbastanza conservata (decedute da poco). Non se ne conoscono per ora le cause, ma il dolore che provoca la visione di questi poveri animali è tanto. Il tutto condito da una infinita quantità di plastica che in alcune località marittime si sta stratificando nelle dune degli arenili.  Quanto ancora potrà sopportare il nostro Mare ai continui attacchi, violenze e lesioni, provocate dall'essere umano? La situazione non è migliore nemmeno per alcuni cetacei che sono andati a morire dentro alcune marine (porti) sempre qui nel Tirreno. Cosa sta accadendo nei nostri mari? Perché ci si ostina a far finta di niente? Perché ci si affida sempre e solo alla scienza quando il dramma ormai è compiuto?

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Tartaruga marina trovata morta sul litorale di Nettuno, intrappolata nelle corde e reti da pesca.


Tutte domande senza una risposta concreta e seria da parte degli organi competenti, ed in questo caso gli organi ricadono sui governi, sulle nazioni tutte indistintamente, che occupano con i loro confini fette di mare, che invece di essere salvaguardato, diventa area di sfruttamento e secchione dei rifiuti. Come accade per esempio a Roma che attraversata dal Tevere, rilascia nel suo letto tonnellate di plastica senza calcolare un fattore orribile solo a pensarci. Tutto quel materiale volge verso la foce e quindi in mare. Ma non voglio solo parlare di bruttezza ed incompetenza amministrativa ambientale, voglio anche come si dice dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, esiste un eccellenza ed ha un nome, la città di Fiumicino, che attraverso la sua attuale amministrazione provvede a proprie spese alla bonifica dei suoi arenili dalla immensa quantità orribile di plastica depositata dal mare, ma proveniente come è ormai noto dal fiume Tevere.

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La grande quantità di rifiuti di plastica e non lungo le sponde del Tevere. Foto di Valentina Cornacchione

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Le disattese azioni degli enti regionali lasciano basiti, sul tema della continuità della pulizia degli arenili della costa laziale e in prima linea rimane l'orrore che viene giù da monte a valle nei nostri fiumi laziali che sfociano nel Tirreno. Eppure ho certezza che esistono numerose organizzazioni volontarie pronte a mettere in moto una macchina organizzata e a costi molto bassi per frenare la plastica flottante che attraversa le acque fluviali presenti nella nostra Regione.  Queste organizzazioni sono ascoltate si , ma non prese in esame e considerazione, e la domanda sorge spontanea, perché? Ma soprattutto, non me ne vogliano i Volontari che stimo tantissimo, perché ci si deve affidare alla operosa volontà di personale volontario? Creare un indotto lavorativo che si occupa della manutenzione ambientale delle nostre coste e fiumi non sarebbe una sana promessa di continuità di rispetto e per l'ambiente e per chi necessita di lavorare?

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In alto: un volontario che recupera una rete da pesca di plastica. Foto di Simona D'Alessandri

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In alto: la stratificazione della plastica nelle dune dell'arenile di Tor Caldara. Foto di Simona D'Alessandri

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La spiaggia di Ostia. Foto di Valentina Cornacchione


Sono un sognatore lo so, ma sogno che tutto diventi una realtà coordinata e seguita da chi occupa le poltrone della gestione pubblica, dei beni comuni e soprattutto di madre Terra. Ormai è evidente sotto gli occhi di tutti che non si può più fare finta di nulla, il problema esiste e la plastica in mare continua la sua opera mortale di soffocamento. Auspico e mi impegnerò personalmente, non solo a divulgare attraverso le mie inchieste fotografiche sullo stato dell'inquinamento, ma dando voce a chi cerca disperatamente di essere ascoltato dalle amministrazioni pubbliche affinché vengano adottati tutti i sistemi atti a fermare la corsa della plastica dai fiumi verso il mare.

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