Tevere, una meravigliosa discarica a cielo aperto!

30 settembre 2021 - Ambiente - Commento -
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Foto di Massimiliano de Cristofaro


Massimiliano De Cristofaro 30/09/2021

Ah che meraviglia, a Roma, dal Ponte di Castel Giubileo al Ponte della Scafa (o di Tor Boacciana) ti affacci e vedi il biondo Tevere! Biondo Tevere? 

Ho scritto cosi? Biondo? 

Si, biondo, nella storia di Roma è cosa nota, all’inizio il Tevere era l’Albula (albus, ovvero bianco), grazie alle sue acque chiare. 

Questa caratteristica ci porta ad abbracciare l’aggettivo con il quale gli antichi romani usavano chiamare Flavus il Tevere, ovvero “Biondo”. 

Le sue acque, in realtà, quantomeno allora, probabilmente apparivano giallognole a causa della sabbia e del limo (fango fertile) che venivano trasportati da esso, e in esso, senza dimenticare la grande fertilità delle sponde e delle terre circostanti il fiume. 

Un fiume, il Tevere, che ha dato alla Capitale tutta la necessaria forza e vigore e prestigio di nascere e di essere ricordata Caput Mundi, come disse Livio. 

Rimanendo in tema, Tito Livio è stato uno storico romano, autore della “Ab Urbe Condita” (da quando la Città è stata fondata), una storia di Roma dalla sua fondazione fino alla morte di Druso, figliastro di Augusto, nel 9 a.C. 

Dalle pendici del Monte Fumaiolo, provincia di Forlì-Cesena in Emilia Romagna, il fiume passa per la Toscana, in provincia d’Arezzo, bagna poi l’Umbria, Perugia e Todi per poi arrivare nell’Alto Lazio attraversando tutta la Sabina per unirsi all’Aniene, per poi scorrere dentro Roma, sfociando in mare, passando per Ostia e Fiumicino. 

Lungo il corso del Tevere molte sono state le popolazioni che nei secoli passati si sono stabilite ed edificato aree sociali, senza contare le svariate attività produttive financo i porti fluviali, come quelli che esistono ed insistono ancora nella Capitale. 

E vogliamo parlare di Romolo e Remo? 

Fratelli gemelli abbandonati in una cesta nelle acque del Tevere, che offrì loro un ansa tra i colli del Palatino e del Campidoglio, proprio sotto un albero di fico, così narra la storia! 

Sempre la storia ci racconta che Faustulus (Faustolo, un porcaro di Amulio che stanziava nei pressi del Tevere), trovò i piccoli naufraghi e insieme a sua moglie, Ăcca Lārentĭa, li accudì e li allevò come figli propri facendoli crescere sul colle Palatino. 

Ma questa è un altra storia.

Torniamo a Roma, torniamo sul Tevere. 

Passeggiando per Roma si osservano e visitano opere maestose quali il Colosseo, il Foro Romano, Castel Sant’Angelo, San Pietro, Trinità de Monti, Colonna Traiana, Portico d’Ottavia, Pantheon e altri mille siti ed opere delle quali andare fieri nei secoli ma, dobbiamo ricordare sempre e per sempre che tutto nasce intorno al Tevere.

Lui è il Dominatore.

lui è il Re.

Lui è l’indiscusso, chiaro Imperatore di Roma.

Lui, il Tevere, tutto sa, e tutto ha visto, lui tutto conosce.

Lui ha ascoltato tutti, lui ha sussurrato a tutti, lui scorre dall’inizio dei secoli ma, non è più chiaro, non è più biondo. 

E si, il Tevere, il grande fiume Tevere, l’acqua magnifica sulla quale si erige Roma è in completa agonia!

Forse è morente o forse resiste, ma ciò che vedo è agonia. 

Spesso cammino sulle sponde del Tevere, non è più biondo ma verde, un verde non attraente e a volte è marrone, con una splendida schiuma bianca, non naturale. 

Eppure a passeggiare sulle sponde del Tevere oggi c’è da piangere, così come viene da ridere se si pensa alle promesse fatte, in ogni campagna elettorale quando si deve votare per un Sindaco/a, piuttosto che per un altro/a. 

Ricordo anche con amarezza e delusione lo stop e l’addio all’esperimento del 2003 dei “Battelli di Roma”, ovvero, alle navette sul Tevere,  quando qualcuno disse a gran voce: “rinascerà quella parte di città che vive sotto i muraglioni” mentre invece a rinascere sotto i ponti, sono solo gli accampamenti abusivi, uniche realtà di una città che ancora vive sotto i muraglioni o nelle golene abbandonate.

Pontili divelti dalle piene senza controllo, plastica, rifiuti, barche, macchine e immondizia d’ogni tipo vedibile sugli argini e che insiste sul letto del fiume, basti vedere il barcone affondato in bella vista sull’argine destro del fiume che si può osservare comodamente da Lungo Tevere Dante. 

Sarebbe interessante iniziare a far capire ai lettori il tema “le concessioni del Tevere” fra Comune di Roma e Regione Lazio, di come vengono gestiti(?) i pontili galleggianti e di come il fiume Tevere sia in grado ancora oggi di dare aiuto alle politiche del momento per poi essere abbandonato a se stesso, sfruttato, illuso e tradito, proprio come la madre di Romolo e Remo, madre di 12 figli, comunque Etrusca e semidivina che le storie maligne, comunque, dipingono più come una donna che ebbe un passato come prostituta che come una donna che ebbe il coraggio di allattare altri due figli benché trovatelli. 

Rifiuti, anche speciali, a vista dal Ponte di Castel Giubileo al Ponte della Scafa, in molti scaricano a cielo aperto dai calcinacci ai frigoriferi senza essere minimamente disturbati, accampamenti sotto i ponti e nella macchia circostante senza alcun controllo.  

Plastica a tonnellate che si deposita comoda in ogni ansa, porti etruschi, patrimoni dell’umanità dimenticati dagli uomini come fossero vecchi cimiteri abbandonati, banchine in disuso, pontili pericolanti, ponti a rischio, immondizia in bella vista, baracche e relitti d’ogni specie lasciati li a marcire ma la colpa è sempre e solo dei romani indisciplinati, non cè un amministrazione che dia un segno tangibile di presenza, tutto all’italiana, sempre “tutt’apposto, ‘nte preoccupà”. 

Fiume Tevere Imperatore e discarica di Roma.

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Foto di Valentina Cornacchione

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